Infiammazione cronica: le basi da conoscere

Infiammazione cronica: le basi da conoscere

Insieme alla reazione di stress, l'infiammazione è un altro processo vitale per la sopravvivenza perché protegge il corpo da pericoli come tossine, proliferazioni batteriche o lesioni agli organi o ai tessuti. Senza l'infiammazione e i processi a essa collegati (un esempio può essere la febbre),l'organismo non potrebbe riparare una ferita né proteggersi dall'ambiente esterno. Quindi l’infiammazione, che generalmente viene descritta come qualcosa da combattere ad ogni costo, deve essere vista con un’accezione positiva.

L'infiammazione è il fenomeno su cui il sistema immunitario può basare la propria risposta sfruttando le sue due divisioni:

- l’immunità innata ovvero quella già presente alla nascita

- l’immunità adattativa che, invece, si sviluppa ed evolve durante la crescita quando veniamo a contatto con agenti esterni e quindi “nuovi” per il nostro sistema immunitario

Come la reazione di stress anche l'infiammazione ideale è acuta e di breve durata (da pochi giorni a qualche settimana circa) e viene innescata da stimoli specifici e temporanei (come ferite, infiammazioni o avvelenamenti). Al contrario un'infiammazione cronica indotta da stimoli continui (infezioni stabili, stress ripetuti, preoccupazioni ricorrenti) diventa controproducente per la salute dell'organismo perché protrae le risposte del sistema immunitario rendendole eccessive. Questo può gettare le basi per le malattie autoimmuni o per allergie/ipersensibilità come asma o dermatiti.

Infiammazione cronica: un esempio pratico

Facciamo un esempio per capire l’importanza dell’infiammazione ma soprattutto del suo essere di breve durata. Pensiamo a cosa accade al nostro corpo in seguito ad un trauma sul gomito. Aumenta l’afflusso di sangue nella zona ferita, i capillari diventano più permeabili in modo far uscire acqua e proteine utili alla guarigione mentre i leucociti migrano in quella zona per evitare intrusioni di tossine.

Se tutto va bene teniamo il gomito a riposo, ci riprendiamo e torniamo alla normalità. Se però non vogliamo riposarci o continuiamo a ricevere colpi, l’infiammazione diventa cronica e le cellule immunitarie producono sempre più citochine (come sostanza P, TNF-α IL-1β) che iniziano ad avere effetti distruttivi sul tessuto. L'eccesso di citochine, infatti, induce la produzione di una maggiore quantità di collagene che provoca fibrosi. Detto in parole povere si forma una “cicatrice” che impedisce il funzionamento ottimale dell'area lesa perché i legamenti e i tendini del nostro gomito tendono ad irrigidirsi limitando il movimento dell’articolazione e causando problemi cronici al braccio e al resto del corpo.

Infiammazione cronica e stress cronico: due facce della stessa medaglia

In generale lo “stress” è un qualsiasi evento che sollecita il nostro corpo come un allenamento, un attacco virale, un’infezione, un trauma, una preoccupazione familiare o una tensione lavorativa… Tutte queste condizioni attivano il nostro cervello che innescherà alcune reazioni metaboliche (sempre le stesse) con l’obiettivo di superare questo stress. Precisiamo una cosa: anche lo stress è spesso visto con un’accezione negativa ma è bene ricordare che è fondamentale per la vita perché è un meccanismo che ci permette di reagire alle difficoltà quotidiane. Questa è una peculiarità che ci ha permesso di sopravvivere a cataclismi, carestie, epidemie che si sono susseguite nel corso dei secoli e che hanno consentito all’uomo di non estinguersi. D’altronde, come diceva Darwin… “non sopravvive l’essere più forte ma quello che si adatta meglio”.

Ma cosa succede nel nostro organismo quando siamo stressati? Ogni volta che ci troviamo sotto stress il nostro sistema nervoso innesca una serie di risposte che terminano con la produzione di sostanze come adrenalina e cortisolo. L’adrenalina (e le catecolamine in generale) è una sostanza che induce una serie di reazioni che ci “mettono in guardia”. Gli anglosassoni chiamano queste reazioni “fight or flight” proprio perché sono reazioni tipiche di un individuo che si prepara per lottare o fuggire.

Un esempio pratico

Immaginiamo di trovarci di fronte ad una vipera. Dobbiamo decidere immediatamente se combattere o scappare e in brevissimo tempo (stress acuto) l’attenzione aumenta, la muscolatura è pronta all’azione, il battito cardiaco e la pressione salgono e il fegato immette zuccheri in circolo per fornire energia ai muscoli (per combattere o scappare). Tutte queste reazioni coordinate ci permettono di prepararci a superare questa situazione in modo che possiamo scappare o lottare (“fight or flight” appunto) evitando il pericolo (il morso velenoso). Come vedete c’è una logica dietro il batticuore che abbiamo quando siamo stressati! Ma tutte queste reazioni sono le stesse che abbiamo poco prima di una riunione importante o qualunque cosa ci inquieti seriamente. Il nostro corpo non sa distinguere il tipo di stress e reagisce sempre allo stesso modo.

Un’altra reazione che avviene quando siamo sotto stress è la produzione di un ormone chiamato cortisolo (della stessa famiglia del cortisone, ecco perché hanno un nome simile). Il cortisolo è un ormone prodotto soprattutto durante gli stress cronici e, tra l’altro, ha il compito di “erodere” i nostri tessuti (muscolatura in particolare) per ricavare zuccheri (cioè energia) che servono al sistema nervoso e al sistema immunitario, due organi molto attivi quando siamo stressati.

Riassumendo, quando siamo sotto stress il nostro organismo accelera i battiti cardiaci e la respirazione, aumenta lo stato di allerta e la tensione muscolare, catabolizza il tessuto muscolare e fa salire la glicemia. Non certo uno stato ottimale, eppure abbiamo detto che lo stress è fondamentale. A patto che sia di breve durata. Già, perché la maggioranza delle patologie odierne c’entrano in qualche modo con lo stress perché questo è diventato cronico. Bollette da pagare, preoccupazioni familiari, tensioni lavorative, traffico in tangenziale sono tutti eventi che ci fanno essere cronicamente “sotto attacco”. E il nostro organismo, sentendosi attaccato, mantiene sempre attivate queste reazioni (fondamentali in acuto ma devastanti nel cronico) che sul lungo periodo creano un sacco di danni.

Infiammazione e stress: è la goccia che scava la roccia

Per quello che abbiamo appena detto, l'infiammazione cronica può anche nascere dalla ripetizione di un lieve stimolo ripetuto nel tempo. Sempre più patologie odierne sono in qualche modo connesse allo stato infiammatorio cronico tant’è vero che è stato coniato il termine CIDs ovvero (“Chronic Inflammatory Diseases” o “patologie correlate con l’infiammazione”). Infatti, l'infiammazione alla base di queste patologie è caratterizzata da un incremento delle citochine lieve (2-3 volte più del normale mentre nell'infiammazione acuta possono aumentare anche di 100 volte) ma cronico ed esteso a tutto l'organismo (ovvero sistemico). Questo è il motivo per cui viene spesso definita “infiammazione cronica-sistemica di basso grado”.

Come detto, l'infiammazione ideale dovrebbe essere di breve durata (da pochi giorni a qualche settimana) ma ci sono molti fattori che possono sostenere il processo infiammatorio e mantenerlo più a lungo. Ad esempio, fattori come l'eccesso cronico di glucosio e di grasso favoriscono un’iperattivazione del processo infiammatorio anche attraverso un aumento dei radicali liberi che stimolano a loro volta l'infiammazione innescando un circolo vizioso. L'alimentazione gioca quindi un ruolo fondamentale nel gestire il tutto.

Sebbene si parli sempre di che cosa attiva l'infiammazione si pensa che la sua fine sia un fenomeno passivo. In realtà, esattamente come servono degli stimoli per iniziare l'infiammazione, così servono dei segnali per stimolarne la fine ed entrambi questi processi sono regolati dal sistema immunitario dal sistema nervoso (legate al sistema nervoso simpatico) e da quello ormonale (legate all’asse ipotalamo ipofisi surrene).

Le fasi dell’infiammazione cronica

A livello teorico l'infiammazione prevede tre fasi:

- la fase di inizio: questa fase è caratterizzata dall'attivazione del Sistema Nervoso Simpatico che rilascia noradrenalina che, a sua volta, stimola le cellule immunitarie e l'inizio dell'infiammazione. La noradrenalina rende (provvisoriamente) l'organismo insulino resistente in modo che il glucosio venga dirottato verso il sistema immunitario

- fase di risoluzione: in questa fase vi è un’attivazione degli ormoni dello stress con il rilascio di cortisolo (antinfiammatorio) che pian piano cresce fino a eguagliare i livelli di noradrenalina

- fase di terminale: quando il cortisolo supera la quantità di noradrenalina l'infiammazione comincia a spegnersi, si attiva il Sistema Nervoso Parasimpatico che attraverso l'acetilcolina ha effetti antinfiammatori.

Quindi lo stress cronico porta a infiammazione cronica perché ostacola i processi che porterebbero a termine il processo infiammatorio stesso. Lo stesso effetto avviene anche a livello alimentare con una dieta ricchi di cibi ad alto indice glicemico e povera di grassi mono e polinsaturi perché da un lato l'iperglicemia attiva l'infiammazione cronica e aumenta notevolmente lo stress ossidativo e dall'altro la mancanza di grassi “buoni” non fornisce mezzi per contribuire a spegnere l'infiammazione.

Altro aspetto da considerare è quello legato all'uso massiccio di antinfiammatori. L'infiammazione deve manifestarsi per potersi risolvere ma se viene stroncata sul nascere (come avviene quando si fa uso prolungato di antinfiammatori) è come avere qualcuno che tira il freno a mano ogni volta che acceleriamo: l'infiammazione rimane a un livello minimo sempre attiva ma senza mai assolvere allo scopo per cui è stata concepita. Sia chiaro: i farmaci antinfiammatori sono fondamentali e vanno presi quando è necessario ma un loro abuso protratto nel tempo può spesso portare a problematiche come quelle descritte.

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